E’ nato il governo Letta. Prime considerazioni

Enrico Letta ha presentato finalmente la lista dei ministri del suo governo. Commentare i nomi dei ministri è probabilmente ridicolo in questo momento, visto che teoricamente potrebbe anche non ricevere la fiducia in Parlamento. Faccio però alcune considerazioni di carattere strettamente personale, partendo dal presupposto più importante: più che i nomi e i curricula conta quel che faranno i futuri ministri. Quindi vedremo in futuro di dare un giudizio più preciso e dettagliato.

  1. Partiamo dal presupposto che, per colpe del PD ma anche per colpe del M5S, questo nasce come governo di unità nazionale tra PD e PDL. Può non piacere l’idea di un accordo simile, e a me non piace affatto, ma è inutile pretendere nomi “di sinistra” o lamentarsi che non ce ne siano. Berlusconi non li avrebbe accettati, come giustamente il PD non avrebbe mai e poi mai accettato nomi come Paolo Romani, Renato Schifani o simili. I ministri scelti dovevano, pertanto, risultare accettabili per entrambi i partiti.
  2. Il PD si è arreso al PDL? E’ una domanda retorica. E’ ovvio che sia una “resa”, quella di un partito che ha la maggioranza assoluta alla Camera, ma non al Senato, e deve pertanto accordarsi col nemico per fare un governo. Se spulciamo la lista dei ministri, ci accorgiamo però che è stata fatta all’insegna del Manuale Cencelli. I ministeri principali, infatti, sono stati assegnati a quattro personalità esterne ai partiti di governo [Saccomanni all’EconomiaGiovannini al LavoroCancellieri alla Giustizia, Bonino agli Esteri] e uno a testa ai partiti [Mauro di Scelta Civica alla DifesaAlfano all’Interno, Letta alla Presidenza del Consiglio].
    Negli altri ministeri le cariche sono divise piuttosto equamente, con otto ministeri per il PD [Autonomie, Rapporti col Parlamento, Pari opportunità, Beni culturali, Sviluppo, Istruzione, Ambiente, Cooperazione internazionale], cinque quattro ministeri per il PDL [Riforme costituzionaliInfrastrutturePolitiche agricoleSalute].
    In generale, quindi, mi sembra quindi che siano rispettati i rapporti di forza scaturiti dalle elezioni. Altro che “resa”, se intendiamo con ciò la cessione di ministeri all’avversario.
  3. Qualche idea sui nomi. E’ un consiglio dei ministri che mi lascia l’amaro in bocca. Enrico Giovannini non credo sia il nome migliore per il Welfare, l’avrei visto meglio al ministero per lo Sviluppo Economico; è comunque un buon nome. Più apprezzabili, da un punto di vista strettamente personale, sono le scelte di Emma Bonino agli Esteri, di Maria Chiara Carrozza all’Istruzione [su di lei segnalo questa interessantissima intervista che mi ha segnalato su Twitter Mila Spicola] e di Carlo Trigilia alla Coesione territoriale [non lo conoscevo, ma il suo curriculum sembra ottimo]: competenze importanti al servizio del paese. A loro aggiungerei Enzo Moavero Milanesi, di cui non si parla mai, ma che ha avuto un ruolo importante nelle trattative tra il governo Monti e i rappresentanti degli altri paesi UE negli scorsi mesi: avrà un ruolo fondamentale quando il governo Letta, si spera, proverà a chiedere un alleggerimento del Fiscal Compact al fronte dell’austerità.
    Altre scelte sono a mio avviso apprezzabili da un punto di vista strettamente politico. Il ministero della Giustizia rischiava di essere un boomerang e Letta l’ha risolto con grande astuzia piazzando lì una figura super-partes come la Cancellieri: i nomi pessimi circolati nei giorni scorsi, come Violante o Vietti, sono stati scongiurati; è però altamente probabile che non si farà alcuna riforma della Giustizia, per cui dovremo aspettare il prossimo giro.
    Lo stesso Alfano agli Interni è un’ottima soluzione politica: Berlusconi pretendeva a tutti i costi di piazzarlo da qualche parte, Letta l’ha piazzato dove farà meno danni possibile [cioè non alla Giustizia].
    Su altri nomi sono a dir poco perplesso. Saccomanni era l’uomo giusto all’Economia? Mah, era una scelta difficile e la bontà di questa scelta la verificheremo sul campo. Zanonato allo Sviluppo è una scelta incomprensibile: Corrado Passera poteva essere un candidato migliore, ma si sarebbe potuto trovare di meglio. Quasi tutti i ministri PDL sono pessimi, in particolare Quagliariello, Lorenzin, De Girolamo. Turandomi il naso, al Ministero della Salute avrei preferito di gran lunga Mara Carfagna, che almeno, al suo attivo, ha la legge sullo stalking; in passato si è distinta per delle pessime dichiarazioni sugli omosessuali, di cui poi si è pentita, ma se proprio devo scegliere qualcuno del PDL a cui affidarmi, sceglierei lei.
    Orlando all’Ambiente, Del Rio alle Autonomie e la neo-deputata Kyenge Kashetu alla Cooperazione internazionale, detto onestamente, non spostano di una virgola il giudizio sul nuovo esecutivo [né bene, né male insomma].

In conclusione. Si tratta di un governo che non mi entusiasma, ma temo che sia quanto di meglio si possa chiedere ad un’alleanza col PDL. Come voto gli darei una sufficienza di incoraggiamento, sperando che il nuovo esecutivo dimostri di meritarla.

P.S. Minacciare di espulsione i democratici che non voteranno la fiducia al governo Letta è un ottimo modo per perdere i pochi voti che restano al PD.
P.P.S. Non capisco perché qualcuno critichi Sinistra Ecologia e Libertà, come se avesse deciso di andare per conto suo. Anzitutto c’era un accordo con Bersani per fare un governo PD-SEL, non per farne uno col PDL, quindi Vendola ha tutte le ragioni di questo mondo per non seguire l’alleato in questo frangente. In secondo luogo, vorrei sapere se il nome di Franco Marini come Presidente della Repubblica sia stato scelto in accordo con SEL: il fatto che quest’ultimo non l’abbia votato, mi fa pensare di no.

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