Giornalisti o maschilisti?

Ha suscitato grandi polemiche su Internet questo post pubblicato sul Falso Quotidiano nella sezione “Donne di Fatto”. In fig. 1 vedete una parte della discussione avvenuta su Twitter tra il direttore di fattoquotidiano.it, Peter Gomez, e alcune lettrici del suo sito. 

Fig. 1 – Un estratto della discussione su Twitter

Ma cosa ha scritto di così strano questo Marcello Adriano Mazzola, avvocato autore dell’articolo, e così strenuamente difeso nella sua libertà di parola da Gomez?

Semplicemente che il femminicidio non esiste, è una “bufala” inventata dai giornali e dalle donne simile a quella dell’uomo nero e delinquente, a prescindere“, che “ha ingenerato un clima di paura che ha poi portato tanti voti alla destra xenofoba“.
Ollallà, non esistono donne uccise da mariti, fidanzati, amanti, ex-amanti ecc.ecc. Finalmente l’abbiamo scoperto! E quale sarebbe la prova decisiva con cui il nostro eroe [da due soldi] ha dimostrato la falsità di questa bufala?
Un dato statistico delle Nazioni Unite sugli omicidi secondo cui tra 2008 e 2010 “in Europa l’Italia si pone negli ultimi tranquillizzanti posti (23,9% di vittime è donna)“. Sulla base di un semplice dato percentuale, che nulla dice sui dati assoluti, il nostro amico sostiene la tesi più che ardita che il fenomeno dei femminicidi sia una bufala. Ora, a parte che il dato è particolarmente vecchio [due anni fa], ma poi non tiene minimamente conto delle cause di quegli omicidi: quanti di quel 76,1% di morti ammazzati di sesso maschile sono stati uccisi perché uomini? E quante di quel 23,9% di morti di sesso femminile sono state uccise perché donne? Senza un’analisi delle cause di quegli omicidi, come si fa a dire che il femminicidio sia un fenomeno fondamentalmente mediatico? Quanti casi avete letto di uomini uccisi dalle loro ex che non volevano essere abbandonate? Per dire, Riccardo Iacona sostiene che tra gennaio e ottobre 2012 ci siano state 100 donne uccise in Italia in episodi di violenza di genere [non morte in seguito ad incidenti stradali, ma assassinate da mariti, fidanzati, maniaci ecc.]. In tutto il 2011 erano stati 137 i femminicidi. Ci sono dati simili sugli uomini?
E’ ovvio che esistano anche stalker femminili, ma quanti casi conoscete a riguardo? E se fossero tanti, chi lo sa, il nostro eroe non ce lo dice nell’articolo, perché legge il puro dato quantitativo delle “femmine morte”. Analisi sballata quindi.

La chiusura dell’analisi è ancora più sconcertante: “La donna da noi gode di piena tutela ed ogni altro messaggio è falso e tendenzioso“. Davvero notevole: la donna in Italia, scopriamo adesso, gode di una tutela eccezionale. Frase generica che ben si adatta ad un paese all’ultimo posto in Europa per occupazione femminile, in cui le poche donne [meno del 50% del totale] che lavorano rischiano il posto di lavoro in caso di maternità,  in cui le donne sono sottopagate rispetto agli uomini e dove le violenze domestiche sono migliaia e restano sottaciute… 

 

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La migliore qualità dell'uomo è il dubbio. Discutiamo insieme dei problemi della politica italiana
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37 risposte a Giornalisti o maschilisti?

  1. giulietto ha detto:

    l’ articolo di Adriano Mazzola è oggetto di polemiche perchè è considerato un eretico.Prima di lui tutti ad ubbidire alle fantascientifiche statistiche sulla bufala” femminicidio”.
    Mazzola ha dimostrato di essere un giornalista critico e coscienzioso che non segue il brancho perciò da parte mia la massima stima.

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    • ilsensocritico ha detto:

      Se lo dice lei. A me sembra un articolo ridicolo invece.

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    • ilsensocritico ha detto:

      e aggiungerei, alla risposta precedente, il link a quest’altro articolo
      http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/25/femminicidio-nessun-dubbio-parla-cronaca/392843/
      Le consiglio di leggerlo tutto, in particolare la parte che le riporto ora
      “[…]Faccio un banale esempio: se in un paese le donne uccise sono il 23% degli omicidi totali, si deve analizzare se quel 23% è una conseguenza di un furto o di una rapina, oppure conseguenza di relazioni di intimità o sessismo. E’ così che si rilevano profili sociologici nei paesi. Il 23% di soli femminicidi, in un paese, denuncia un problema maggiore di violenza sessista sulle donne rispetto ad un altro con una percentuale di donne uccise più alta, ipotizziamo il 40% , ma di femminicidi inferiori al 23%.”
      Se ci riflette su, era la stessa conclusione a cui ero giunto io nel mio post. Il dato riportato da Mazzola non significa nulla e non spiega niente, se non parla delle cause di quelle morti.

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  2. Giuseppe ha detto:

    Ti rispondo subito, nessuna di quelle donne è stata uccisa in quanto donna. In mezzo a quelle cento vittime ci sono i decessi più disparati (rapine, omicidi irrisolti,…), tra i quali anche una sessantina (numero però da confermare) di omicidi che si possono considerare passionali. Non risulta nessun uomo che abbia ucciso la prima donna che passava perché aveva voglia di farlo. Statistiche non aggiornate? Dovrebbe essere compito di voi crociate presentare dei numeri credibili da fonti credibili. Inoltre, queste percentuali esistono solo in Italia? Tutto lavoro che dovreste fare voi! Credo che Gomez sia completamente dalla vostra parte visto che lascia passare articoli fotocopia, sessisti, tendenziosi, e a senso unico.

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    • ilsensocritico ha detto:

      Forse non le è chiaro il problema perché non si parla di uomini che impazziscono e ammazzano la prima donna che passa, ma di uomini che ammazzano fidanzate, mogli amanti ecc.
      Senza contare che gli omicidi non tengono conto degli omicidi mancati, che sono tanti, e delle violenze che non portano ad omicidio, come pestaggi o altro ancora.
      Ovviamente non si parla di uomini qualsiasi che fanno violenza su donne qualsiasi, ma di persone con legame sentimentale: mogli/mariti, fidanzati/fidanzate ecc.

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  3. eros ha detto:

    ogni volta che qualcuno scrive qualcosa di saggio le scimmie lo assalgono… e’ sempre stato il destino dell umanita’…

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  4. roselouise1 ha detto:

    Sono mesi che va avanti la polemica su questo termine “femminicidio” che non vuole dire niente ed è assolutamente inappropriato, ma al Fatto non ne vogliono prendere atto. Mi sono vista cancellare decine di commenti nel sito per aver provato a speigare il perché, così come opinioni contrarie vengono censurate anche nel sito di “femminismo a sud”, e come ho scritto stamattina in un commento che è stato inspiegabilmente pubblicato e mantenuto on line la sensazione è che si voglia aprire il dibattito su una parola piuttosto che su un dramma che sarebbe lo stesso grave anche se riguardasse una sola donna al mondo, non solo in Italia. Così, giusto per rispolverare un po’ di femminismo d’antan.

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    • ilsensocritico ha detto:

      Sul termine “femminicidio” in realtà sarei d’accordo, soprattutto perché etimologicamente non appropriato: quando uno ammazza la moglie si dice uxor-icidio, con un termine derivato dal latino, ma femmin-icidio da quale parola latina deriva? 😀
      Il senso del mio post era rimarcare il dramma che citi qui e che è negato in maniera esplicita dall’articolo di Mazzola.

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  5. emilianorizzo ha detto:

    Sono d’accordo con il giornalista Marcello Adriano Mazzola. Perché non si ha il coraggio di dire che è l’ennesima invenzione politica dei gruppi femministi, con a capo il quotidiano La Repubblica (quotidiano che tra l’altro leggo ma di cui non condivido tutto)? Quante donne vengono uccise oggi rispetto a 30 o a 50 anni fa? Bisogna parlare di numeri non di ideologie. In quanto uomo sono stanco di essere additato come un criminale pericoloso, da cui bisogna stare lontano e magari da guardare anche con ostilità. Bisogna finirla di criminalizzare il genere maschile in modo che alcune donne possano continuare ad odiarli con la coscienza a posto. La violenza non ha genere. Cosa dobbiamo dire degli articoli di cronaca in cui molte donne sono protagoniste di violenza verso i bambini? Lo chiamiamo “bimbinicidio”? Cerchiamo di essere seri, la violenza non si sconfigge con gli slogan, ma con la prevenzione sulle famiglie. E’ un problema molto complesso.

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    • ilsensocritico ha detto:

      Io sono un uomo, figurati se criminalizzo il genere maschile. Ma non lo fa nemmeno chi critica questo articolo, si cerca semplicemente di spiegare un paio di cosette che se gli uomini non si sentissero, chissà perché, chiamati in causa a sproposito, sono sicuro che condividerebbero:
      1. L’articolo citato fornisce dati a casaccio. I dati statistici vanno spiegati e non piegati a sostegno della propria tesi. Nel mio post critico questo.
      2. Citare episodi gravi che riguardano alcuni uomini, sempre troppi per me anche se fossero 10, non significa criminalizzare il genere maschile
      3. Lei ha ragione nel definire complesso il problema. Perché negarne a priori l’esistenza allora?
      4. Sui bambini, sappia che ne esistono a bizzeffe di articoli sugli “infanticidi” [non “bimbinicidi”]. E non mi sembra che ci siano donne che si sentano messe sotto accuse per questi articoli. Se anche ci fossero, sarebbero ovviamente dalla parte del torto.

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      • emilianorizzo ha detto:

        “Bimbinicidio” era solo una provocazione. Lei non criminalizza gli uomini, ma tante femministe ci marciano a non finire su questi argomenti. Io per anni ho pensato che noi uomini fossimo tutti degli stupratori e violenti, grazie alla propaganda giornalistica in tv e nella carta stampata. Ho capito troppo tardi che non era assolutamente così. La violenza, ripeto, non si combatte a colpi di slogan, ma con politiche di prevenzione nelle famiglie e con tanto altro ancora. Perché non si dice, per esempio, che la maggior parte dei bambini uccisi avviene per mano femminile? Perché le donne quando commettono atti criminali sono sempre in qualche modo protette e capite? Invece l’uomo è sempre l’orco che non merita alcuna attenuante. Sono stufo di questo tipo di ragionamenti. E la stessa cosa riguarda il matrimonio e l’affidamento dei figli, come giustamente ha sottolineato Mazzola. Bisogna ridiscutere tutto. Buona serata

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      • ilsensocritico ha detto:

        @emilianorizzo
        Capisco il suo ragionamento e nemmeno a me piacciono le generalizzazioni. Lasciamole quindi tranquillamente a chi ha poco tempo per riflettere sulle cose: cerchiamo di discutere nel merito dei problemi senza sentirci chiamare in causa ingiustamente, visto che di mezzo non c’è IL MASCHIO.
        Sull’affidamento dei figli, ad esempio, sono d’accordo con lei e sono molti i casi documentati dai giornali. Parlarne qui, però, è fuori luogo perché darebbe sì il pretesto per una guerra tra sessi, o vogliamo fare a gara a chi è meno tutelato? Spulciamo tutti i fatti di cronaca per vedere chi ne ha di più a suo danno e li usiamo come punteggio per vedere chi vince?
        Ecco, discutiamo dei problemi. Questo significa che la violenza sulle donne esiste, che la violenza sulle donne è un fatto preoccupante che non può essere limitato a un semplice dato statistico, e che parlare di questo argomento non significa descrivere gli uomini come esseri animaleschi e brutali: io e lei siamo uomini ma non picchieremmo mai una donna e come noi tanti altri sono persone normali e nessuno dice il contrario, stia tranquillo.
        Poi sull’affidamento dei figli dopo le separazioni se ne deve discutere di più, si deve discutere dei padri che non vedono più i loro figli ecc. Ma ciò non toglie che l’articolo di Mazzola, che non parla dei diritti negati ai padri, sia a dir poco vergognoso.

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  6. vittorinof ha detto:

    Ho sempre stimato Peter Gomez e dopo questa lo stimo ancora di più. Ha semplicemente spiegato un concetto non tanto chiaro a tanti lettori de “Il Fatto Quotidiano”, ossia che la libertà di parola non è “quando ci piace a noi, perché noi siamo i buoni, quindi se ci censurano è censura, se censuriamo noi è buon senso”.
    Ci vuole un continuo esame di coscienza, perché a non censurare quelli che stanno chiaramente dalla nostra parte non ci vuole un fico secco. Difficile è far parlare quelli che ci sembra stiano dicendo cazzate ricordandosi di continuo che la nostra opinione non è per forza quella giusta.
    Viceversa credo che molti di quelli che sono abbonati a “Il Fatto Quotidiano” partano dal presupposto di avere ragione. Quando non fanno parlare qualcuno, non pensano di star censurando, pensano di “non stare dando voce ai maschilisti/fascisti/razzisti/negazionisti/estremisti di destra/altri lupi cattivi” (perché loro sono “i buoni”, ricordiamo; buoni così, per decreto). Se ogni tanto si facessero un esame di coscienza, forse capirebbero di avere una forma mentis molto più fascista di quelli che accusano di essere fascisti.

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    • ilsensocritico ha detto:

      Capisco la sua opinione e infatti qui IO non censuro nessuno, come può vedere dalla presenza di soli commenti negativi al mio post. Credo però che se non si sta attenti si cade nel relativismo sfrenato, per cui tutte le opinioni sono ugualmente importanti: per carità, non censuriamo nessuno, ma le “vaccate” restano tali e abbiamo il diritto di dirlo.

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      • vittorinof ha detto:

        Il “relativismo sfrenato”, ostico nemico del giornalismo, si evita facendosi la domanda “Ok, ma questa opinione è supportata da qualcosa? Ci porta da qualche parte? Ne può nascere una discussione?”. Insomma… non avrebbe senso mettersi a litigare con un pappagallo, no? Un pappagallo mica esprime concetti che vivono grazie a una logica, con un senso; si limita a stupire la gente dicendo parole a caso.
        E se assumiamo questo punto di vista dobbiamo condannare i femministi più che gli antifemministi. Perché tutti quei discorsi sulle donne uccise perché donne e i femminicidi di supporto logico ne hanno poco. Sono solo sparate senza né capo né coda, sterili starnazzamenti. Dimmi tu, infatti, a cosa ci porta scrivere per l’ennesima volta “Le donne vengono uccise perché donne!” (che non si manco bene che vor di’). E, infatti, oltre a commenti che dicono cose tipo “Ci vorrebbe la pena di morte.” da articoli come quelli non nasce niente.
        In questo senso, l’articolo di Mazzola è stato irreprensibile. Ha ragione quando usa i verbi “cianciare” e “ciarlare” riguardo a quegli articoli… Quelle non sono analisi serie… non sono nemmeno analisi. È solo il vecchio trucco di far accettare una tesi a un interlocutore puntando al fatto che 1) la tesi soddisfa i suoi preconcetti, quindi verrà accettata abbastanza acriticamente 2) abbiamo esordito denunciando un fatto sconvolgente (es.: omicidio), cosa che farà guardare con sospetto tutti coloro che verranno qui a esporre un’idea diversa dalla nostra.

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      • ilsensocritico ha detto:

        @vittorinof
        si tratta di omicidi che avvengono all’interno di un legame sentimentale e rappresentano il bisogno di possesso che certi uomini, pochi ma troppi, hanno nei confronti della donna.
        Ripeto, il termine “femminicidio” non piace nemmeno a me, ma racconta un fatto che ancora esiste: alcuni uomini esercitano sulle proprie donne più un bisogno di possesso e di dominio, che di amore. E va raccontato.
        Ho provato a spiegare che non è col dato statistico che ce la caviamo perché esistono anche atti di violenza che non sfociano nell’omicidio: omicidi mancati, pestaggi, violenze psicologiche ecc. che dipendono sempre dall’idea di possesso che certi uomini cercano di mettere in atto. Per questo, dire che la donna oggi è tutelata è, secondo me, una fesseria.
        Che ci siano persone frustrate che si abbandonano a generalizzazioni….beh questo capita ovunque, ma non per questo bisogna negare un fatto solo perché altri lo utilizzano per generalizzare. Il dibattito da “bar sport”, per usare una metafora calcistica, con le opposte tifoserie che fanno a gara a chi ha subito più torti arbitrali, non è mai piaciuto. Uscendo dalla metafora calcistica, non mi interessano le frasi di chi generalizza sul maschio violento. Mi interessa capire se episodi come quello di Palermo possono essere evitati sensibilizzando i più giovani ad un maggior rispetto nei confronti delle donne.
        E questo non significa negare che anche ai maschi vengono negati dei diritti, come ho detto nella risposta a @emilianorizzo

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  7. willino ha detto:

    secondo me il vero problema è che tutti si soffermano sui particolari ,come in questo caso quello dell’uso di un termine sbagliatissimo e quasi totalmente inappropriato;le femministe non vogliono capire che in un omicidio passionale una donna muore non perche tale, ma in quanto amante..che è diverso. ad ogni modo dei dati che solitamente si riportano, consiglierei vivamente di scandagliarli fino a risalire alla nazionalità delle coppie ;non sono tutte italiane (ad es:caso della donna rumena a strongoli) e basterebbe già questo per decontestualizzare di molto il pessimo messaggio che un giornale come “il fatto” ha decisamente amplificato negli ultimi tempi, affrontandolo senza argomentazione alcuna ,se non nelle parole di frustrazione di poche misandriche che cercano di dare forma ad un proprio senso di negazione.
    posto un link che ho casualmente trovato nel web durante la stesura di questo commento, e che secondo me rappresenta una risposta o + semplicemente un punto sul quale partire per trovare delle spiegazioni razionali a tutto questo..non sò, lo definirei comprensivo di molte cose che avrei descritto in maniera decisamente meno ironica o cmq essenzialistica ,ma che credo racchiuda bene come messaggio e soprattutto sia utile a far pensare,sia chiaro che non voglio in alcun modo sminuire minimamente la gravità degli omicidi sulle donne , ultima precisazione:
    questa cosa è stata scritta ben 4 anni fa
    http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090509115817AAUvM52

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    • ilsensocritico ha detto:

      Più che alla nazionalità, che altrimenti scadiamo nel razzismo, forse dovremmo far riferimento al contesto di degrado e di emarginazione sociale in cui avvengono certi episodi di cronaca.
      Comunque sì, capisco che nei forum troviate donne con problemi che traggono la conclusione che l’uomo sia il male, ma evitiamo complottismi….la risposta che hai linkato manca poco che citi “episodi di stupro subiti da uomini e tenuti nascosti dai tg”…..
      L’articolo del Fatto che citavo non criticava le generalizzazioni [“gli uomini sono tutti uguali e violenti“] ma negava un fatto distorcendo la realtà [“le donne sono tutelate in questo paese“], senza fornire alcuna prova a supporto e senza citare nessun episodio a riguardo.

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      • vittorinof ha detto:

        Commento qui perché non riesco a rispondere al commento giusto, non so perché… se riesci, sposta il commento.

        Quello che ci stiamo raccontando è interessante, ma bisogna chiarire tre concetti.

        1) Quando si dice “La donna è tutelata.”, si intende rispondere a tutte quelle aberrazioni logiche secondo cui “viviamo in un paese maschilista”. Aberrazioni logiche perché, vivessimo in un paese maschilista, difficilmente ce lo sentiremmo dire a pranzo e a cena, difficilmente il 99% delle testate avrebbe rubriche quali “Donne di Fatto”, difficilmente leggeremmo ogni giorno articoli su articoli circa le cattive condizioni delle donne in Italia con dati che cambiano a seconda dell’umore di chi scrive (una donna su tre ha subito violenze, ma se mi gira diventano nove su dieci se ci gira il pirulo), difficilmente ogni banale caso di cronaca nera verrebbe gonfiato a livello di lutto nazionale se c’è di mezzo una donna. Hai presente quello che diceva Travaglio sulla “manifestazione contro il regime a reti unificate” organizzata da Berlusconi qualche anno fa (si definiva “contro il regime” e intanto veniva data in diretta da tutte le televisioni)? Il concetto è quello. Puoi dire che le donne hanno dei problemi, ma di sicuro questi non vengono dal fatto che “non sono tutelate”.
        2) Per stabilire se c’è “la logica del possesso” bisogna guardare a quanto politicamente corretta sia questa smania di possesso che avrebbero certi uomini. Altrimenti non serve farne un caso nazionale. Ci sono anche certe persone che hanno paura dei clown, ma non per questo andiamo in giro a parlare di “allarme colurofobia”; semplicemente, diciamo che ci sono persone che soffrono di una certa fobia. A te sembra si possa parlare di “logica del possesso” in una attualità in cui neanche le coppie più stabili parlano del loro rapporto come di qualcosa destinato a durare nel tempo e le parole d’ordine, per le donne, sono “non sentirti in obbligo verso chi ti vuole bene o vieni sottomessa” e roba simile?
        2. 1) In effetti non so neanche dire quanto sia sbagliata ‘sta logica del possesso. Se un uomo dichiara di appartenere a una donna, la cosa viene considerata romantica (bhé… o stalking, a seconda del livello evolutivo di chi giudica), perché una donna sottomessa a un uomo dovrebbe essere una barbarie da Medioevo?
        3) Neanche a me piace la “guerra di statistiche” in cui si fa a gara su quale dei due sessi possa mettere più morti sul tavolo, ma temo che oggi si faccia un po’ fatica a distinguere i manganellati dai manganellatori. Troppo spesso si vede uno scenario del genere: un giornalista scrive un articolo in cui sciorina cifre (vere o presunte, come i diari di Mussolini) sulla violenza sulle donne, qualcuno gli fa notare che ci sono anche casi di violenza sugli uomini e il giornalista lo rimprovera indignato spiegando quanto sia di cattivo gusto “contare i morti dell’una e dell’altra parte”. Lui, che stava imbastendo il teatrino delle marionette coi cadaveri. Un po’ come se Guido pigliasse a schiaffi Umberto, Umberto provasse a difendersi e Guido lo rimproverasse dicendogli che è una brutta cosa alzare le mani. Quelli che devono interrogarsi sul buon gusto dell’usare i cimiteri come segnapunti sono quelli che hanno scritto gli articoli criticati da Mazzola, non Mazzola, che ha semplicemente reagito alla loro disonestà intellettuale.

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      • ilsensocritico ha detto:

        Non riesco a spostare il commento. Capisco quel che dici.
        1. Posso condividere il tuo punto 1 e si ritorna al rifiuto delle generalizzazioni.
        2. Grazie a Dio la società si è evoluta rispetto a 50 anni fa, e sono d’accordo anche su questo. Ma non è così in tutte le situazioni ed è su queste che si cerca di ragionare.
        2.1. Io non credo che un uomo sottomesso alla propria donna sia una cosa romantica: anzi, secondo il pensiero comune è un babbeo sfigato :-D. Aggiungo che è ben diverso sentire un uomo che “dichiara” di appartenere alla propria donna, come dici te, e quindi è l’uomo a decidere di sottomettersi, e sentire di una donna che VIENE sottomessa dal proprio uomo. Parliamo di due questioni diverse eh, uno decide di sottomettersi l’altro è costretto a farlo.
        3. Lo ripeto: non ho scritto ‘sto post per fare una guerra tra sessi. Dico però che nella maggioranza dei casi [botte, pestaggi e simili] un uomo è in grado di difendersi da una donna; il contrario è un po’ più difficile, o vuoi negare anche questo? Non si tratta di giustificare le violenze sui maschi, si tratta di capire che sono più frequenti quelle sulle donne e che le donne fanno più fatica a difendersi dalla violenza.
        Esistono uomini oggetto di molestie? Certo, ed esiste una legge a riguardo che tutela uomini e donne allo stesso modo. Non vedo quindi tutto questo odio nei confronti dell’universo maschile.

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  8. roberto tambone ha detto:

    senso critico mi può spiegare il perchè mi hanno bannato sul fatto quotidiano dopo che sono entrato sul blog di donne di fatto dopo solo due giorni che commentavo usando termini e toni non volgari e irrispettosi? il sito ti ha inibito di nuovi commenti,me lo può spiegare lei? il perchè??sensocritico?

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    • ilsensocritico ha detto:

      Boh, non sono della redazione del Fatto. Forse ha litigato con qualche utente 😀

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      • roberto tambone ha detto:

        ho forse perchè la libertà di opinione nei siti e nei portali di internet comincia a dare fastidio……non pensi???

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      • ilsensocritico ha detto:

        Boh, io ho avuto problemi simili con Il Post, ma ora i miei commenti vengono pubblicati. A volte i sistemi automatici di rilevazione spam funzionano male e i commenti vanno sbloccati manualmente. In altri casi, inviare troppi commenti nell’arco della giornata provoca una specie di ban ed è quello che, credo, sia successo a me sul Post.

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  9. escobar ha detto:

    solito modo di mischirare a modi minestrone tutto con tutto in modo che il minestrone sappia un po di tutto e un po di niente… basta leggere per capire che chi parla carambola tra un argomento all’altro defilandosi di accettare i numeri per quelli che sono… io non sostengo in nessun modo questo femminismo criminale che vuole far apparirere l’uomo italiano come un uomo che odia le donne e uccide le donne solo perchè secondo qualcuno le odia… l’onu dice che ci sono stati 140 donne ammazzate (circa nel 2011) che è il 23% di del totale di morti ammazzati in italia… (35 000 000 di donne possono stare serene… probabilisticamente una donna ha piu probabilita di azzeccare una quintina che di restare vittima di un misogino) questo dato si commenta da solo percentuale bassissima su numeri piccolissimi e irrisori… la domanda … cosa e chi ci vuole guadagnare dal propagandare questa enorme menzogna che non è neanche sostenuta dai numeri…

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    • ilsensocritico ha detto:

      Beh, allora ok. Quindi, visto che di omicidi a sfondo razziale ce ne saranno si è no un centinaio scarso ogni anno, significa che il razzismo non esiste?

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  10. escobar ha detto:

    In questo articolo il prof. Murray Straus, uno dei massimi esperti mondiali in materia di violenza domestica, descrive i metodi criminali usati da femministe per far credere che gli uomini siano più violenti delle donne. a questo indirizzo trovate l’articolo completo http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/477057.aspx …. questo articolo sembra scritto rispettando a modi protocollo queste indicazioni… il femminicidio in italia è una grossa bufola… qualcuno pensa di veicolare ancora questa menzogna e che tutti se la bevano… spero un giorno di stringere la mano al sig mazzola per ringraziarlo personalmente rispetto alla chiarezza che ha fatto su questo non problema italiano

    Grazie a questa totale falsificazione della realtà una donna violenta può assumere una spietata avvocata nazifemminista, accusare falsamente il marito di violenza, guadagnarsi un processo dove la vittima rischia di venire condannata sulla base del nulla, mentre la criminale, con l’aiuto della giustizia deviata, può alienare ed abusare dei figli.

    L’articolo è pubblicato su European Journal of Criminal Policy Research 13 (2007) 227-232.

    Metodo 1. Nascondere l’evidenza.

    Fra i ricercatori non allineati all’ideologia molti (incluso e me alcuni colleghi) hanno nascosto risultati che mostrano che uomini e donne sono violenti in egual misura per evitare di diventare vittime di accuse al vitriolio ed ostracismo. Quindi molti ricercatori hanno pubblicato solo dati su maschi violenti e femmine vittime, omettendo deliberatamente maschi vittime e femmine violente

    Metodo 2. Evitare di ottenere dati inconsistenti con la teoria della “dominazione patriarcale”.

    Nelle indagini statistiche, questo metodo di manipolazione consiste nel chiedere alle donne delle violenze subite da uomini, ma evitare di chiedere se hanno commesso violenze.

    Metodo 3. Citare solo studi in cui gli uomini sono violenti.

    Potrei elencare moltissimi articoli che hanno citato articoli in maniera selettiva, ma invece mostrerò come questo processo di inganno e distorsione è istituzionalizzato in documenti ufficiali di governi, ONU, OMS.

    Metodo 4. Concludere che i risultati supportano l’ideologia femminista quando ciò è falso.

    Gli studi citati sopra, oltre ad illustrare la citazione selettiva, contengono anche esempi di adesione ideologica che porta i ricercatori a interpretare falsamente i propri dati.

    Metodo 5. Creare evidenza per citazione.

    È quello che Gelles ha chiamato “effetto woozle” [un animale inesistente dei cartoni animati di Winnie the Pooh]: si crea quando numerose citazioni di pubblicazioni passate che non contengono evidenze scientifiche ci ingannano nel credere che questa evidenza esista.

    Metodo 6. Ostruire pubblicazioni e levare i fondi a ricerche che potrebbero contraddire l’idea che la dominanza maschile sia la causa della violenza domestica.

    Ho documentato un caso in cui una pubblicazione è stata bloccata, ma credo che capiti spesso. Il caso più frequente è la auto-censura di autori che temono che i risultati possano danneggiare la propria reputazione, e, nel caso degli studenti, la possibilità di trovare un lavoro.

    Un esempio di blocco di fondi è la proposta di investigazione del 2005 del National Institute of Justice: il bando diceva che non era permesso studiare la violenza sugli uomini.

    Metodo 7. Minacciare, assalire e penalizzare i ricercatori che producono risultati scientifici contrari all’ideologia femminista.

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    • ilsensocritico ha detto:

      In estrema sintesi: un complotto internazionale ordito dalle donne. Con lo scopo, nel nostro paese, di dar lavoro a meno del 50% della popolazione femminile? Di dare retribuzioni più basse alle donne rispetto agli uomini?
      Cioè, il complotto ci farebbe credere a una falsità [violenza sulle donne], ma non è in grado di far arricchire le donne a danno degli uomini? Com’è possibile?

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      • vittorinof ha detto:

        Ah-ah-ah… no…! Non ha senso parlare di “complotto femminile” come non ha senso parlare di “violenza maschile”. Qua nessuno parla di complotto né tantomeno di complotto femminile. A fare i danni espressi nell’articolo (che si presta, questo è vero, a essere tergiversato come sensazionalista, ma è solo una visione schematica di una questione sociale) è l’ideologia FEMMINISTA, che con le donne c’entra quanto c’entra Calderoli coi bergamaschi.

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      • ilsensocritico ha detto:

        Ciao, il tuo ultimo commento era chilometrico e non lo pubblico perché è esageratamente lungo. Scusa, ma non posso pubblicare commenti lunghi 100 volte il post iniziale, seleziona meglio le cose da dire.

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      • vittorinof ha detto:

        Ti chiedo schiuma. Bhè, era un elenco di fatti di cronaca nera riguardanti violenza sugli uomini di cui veniva analizzato non tanto il fatto in sé, quanto la reazione del pubblico davanti alla notizia. Forse fai prima a dare una scorsa alla discussione in cui li avevo postati.

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      • Number10 ha detto:

        Ok, ora non possiamo rivoltare totalmente la realtà. Come ho scritto nel mio post, le complottiste sono proprio le femministe. Io infatti, in maniera ironica, parlo sempre di Nuovo Ordine Maschilista. In effetti, ogni problema femminile è causato dal complotto dei maschietti. Prove? Zero. Così come i complottisti non tirano fuori uno straccio di prova. Per dire, se parliamo di femminicidio considero più credibile la teoria, alquanto comica, dei rettiliani.

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  11. fabio ha detto:

    Articolo ridicolo. Primo perché si parla con tanta superioritá e con termini tipo “falso” quotidiano; secondo perché é l’ennesimo artcolo sul DRAMMA femminicidio. Che dramma dovrebbe essere poi?? Come se io domani mi svegliassi e scrivessi un articolo sul dramma dei babinocidi…
    Il fatto che il movente sia passikna

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    • Fabio ha detto:

      ** Il fatto che il movente sia passionale non toglie o da nulla a un omicidio.
      Classica moda giornalistica, fine a se stessa (o magari per distogliere l’attenzione dai problemi veri) seguito da esaltati.

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  12. Number10 ha detto:

    Un classico. Da una parte abbiamo le femministe che si comportano da vere e proprie sessiste, insultando gli uomini, accusandoli di cose terribili, ovviamente senza uno straccio di prova, e pretendendo leggi anticostituzionali e discriminatorie. Il termine “femminicidio” è sessista, dato che lascia intendere che la morte di una donna sia più grave di quella di un uomo. Dall’altra parte abbiamo uomini e donne (per fortuna in maggioranza) che hanno capito cos’è realmente il femminismo e che rispondono con i fatti e con le prove. Per quanto riguarda le presunte discriminazioni ai danni delle donne nel lavoro, in politica o in qualsiasi altro settore, leggi, sentenze, ecc ecc dimostrano addirittura il contrario. Per quanto riguarda la violenza, è sufficiente tirare fuori semplicemente le statistiche Onu che smentiscono, qualora ce ne fosse bisogno, le balle diffuse da fonti di parte come Telefono Rosa o Casa delle Donne che, nel calderone “femminicidio”, inseriscono pure gravi, anzi, gravissimi reati come: criticare la moglie per l’abbigliamento, dar ragione alla propria mamma e non alla moglie, guardare la partita anziché “Scusa ma ti voglio sposare” insieme alla propria compagna, ecc ecc. No, non è uno scherzo. Reazione delle femministe e dei maschi femministi? Prove? Dati? Niente di tutto ciò: insulti, accuse di “maschilismo”, di “misoginia”, di “odio per le donne”. E tentativo di censurare chi sputtana le loro teorie. Dati che smentiscono le teorie “antifemministe”? “Zeru”, per citare Mourinho. D’altronde questa è la classica reazione di chi non ha uno straccio di prova o di argomento. C’è chi tira fuori leggi, sentenze, statistiche e chi preferisce gridare al gran complotto con tanto di slogan privi di senso come “Se non ora quando”, “strage di donne”, “femminicidio”, “tremate le streghe son tornate”, “girl power”.

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    • Number10 ha detto:

      Ps. tra l’altro bisogna anche notare che essere “maschilista” significa odiare le donne, insultarle e pretendere privilegi per gli uomini. Vi pare che gli uomini che si ribellano al femminismo ragionino così? No. Questo lo fanno le femministe.

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