Come avevo spiegato qua, “i grandi fenomeni della storia risultano poco comprensibili per chi li vive, o li subisce per meglio dire, in prima persona“.
Immaginate una rivolta in atto. Alcuni gruppi di persone in diverse città del Regno stanno costruendo barricate nelle strade per impedire all’autorità di sedare la rivolta. A causa dell’inagibilità delle strade, gli intendenti del re non sono in grado di inviare alla Reggia dei messaggeri a cavallo che informino il sovrano della rivolta in corso. Non esistono né la televisione, né la radio, né i computer, i telefonini o i tablet e Internet è ben lontana dal diventare anche solo un sogno ad occhi aperti. Nonostante il grande caos che si è prodotto, quindi, il re è praticamente ignaro di ciò che sta accadendo; persino i suoi sudditi non ne sono del tutto consapevoli e tutto ciò che riescono a sapere è solo ciò che vedono direttamente: un mucchio di persone che nella loro città sta accumulando casse, barili e carri di legno nelle strade, ma nessuno sa se si tratti del gesto isolato di un gruppo di matti o di un’azione coordinata coi rivoltosi di altre città.
Chi sta “in basso”, cioè i sudditi che vedono in prima persona la rivolta, conosce solo ciò che accade nella propria città: gli manca cioè una visione di insieme, con cui collegare quel che vede con ciò che non può vedere perché sta accadendo altrove.

Immagine tratta da “Historia Regni“
Chi sta “in alto”, cioè il re con i suoi ministri e consiglieri, conosce poco o niente della situazione: il re sa che è in atto una rivolta a due passi dalla Reggia perché, pur essendo barricato dentro, può sentire distintamente i rumori della folla in tumulto; a differenza dei sudditi, il re sarebbe in grado potenzialmente di cono-scere la situazione nel resto del Regno grazie ai suoi intendenti, ma al momento ciò gli è impedito dal fatto che i suoi messaggeri a cavallo sono bloccati dai rivoltosi. Anche il re, pertanto, non è in grado di avere una visione di insieme della situazione e, dal momento che elicotteri e droni non sono stati ancora inventati, gli manca pure una visione dall’alto della stessa.
Una rivolta sta mettendo in pericolo il Regno, ma nessuno se ne è ancora reso conto del tutto, eccetto i rivoltosi stessi.
Gradualmente, però, la situazione diventerà sempre più nitida per tutti: i sudditi intui-ranno dai discorsi dei rivoltosi che la rivolta è estesa anche ad altre città limitrofe; il re avrà i primi sospetti non appena si accorgerà di non potere in alcun modo comunicare con i suoi funzionari locali. Ad un certo punto il re è finalmente in grado di comunicare con i suoi generali, ma l’esercito è ancora in marcia verso la Reggia quando il re è ormai stato già catturato e deposto dal trono. Non si sa ancora chi sia a capeggiare la rivolta, né quali obiettivi costui possa avere, non si sa quali città siano coinvolte e neanche se ci siano dei complici tra i consiglieri o gli intendenti più fidati del re, ma la monarchia nel frattempo è già caduta.
L’esempio è inventato e vagamente ispirato alla Rivoluzione Francese e descrive in modo paradossale la difficoltà degli individui di capire i fenomeni storici in atto nella loro epoca: qualcosa sta sicuramente accadendo ed è talmente imponente da minacciare l’ordine cittadino o addirittura la sicurezza del re, ma nessuno sa ancora di cosa si tratti.
Più o meno è quello che stiamo vivendo dal 2016 o giù di lì. Una serie di avvenimenti sconcertanti hanno sconvolto il mondo, nessuno ne conosce esattamente le motivazioni e le teorie più fantasiose si accavallano nel tentativo di trovare una spiegazione per ciò che sta accadendo.
Lo sconcerto è una reazione normalissima di fronte a qualcosa di imprevisto e sconvol-gente, come ad esempio l’elezione a presidente degli USA di un plutocrate neonazista, narcisista e infantile o come tutto il processo politico della Brexit.
Le ipotesi fantasiose e spesso contraddittorie sugli eventi in corso sono un tentativo di spiegare qualcosa che al momento è ancora incomprensibile. Non c’è nulla di bizzarro in questo, perché da quando esiste l’uomo è sempre stato costretto a brancolare nel buio nel tentativo di dare una spiegazione a ciò che vedeva. Rispetto al passato ci sono solo due differenze:
- È aumentato considerevolmente il tasso di narcisismo dei veri esperti, che divul-gano spesso le loro ipotesi prima ancora di averne verificato i fondamenti: un esempio tra migliaia è quello del primario del San Raffaele che ha affermato candidamente che il coronavirus “clinicamente non esiste più” sulla base di uno studio compiuto dai ricercatori del suo stesso ospedale e che doveva ancora essere pubblicato e visionato da altri esperti. Le ipotesi si accavallano a getto continuo anche perché, rispetto al passato, c’è una smania incredibile di divulgarle subito al mondo.
- È anche aumentato considerevolmente il numero di presunti esperti che interven-gono pubblicamente con le loro ipotesi spesso strampalate: storici dilettanti che parlano per sentito dire o portando come prova il semplice titolo di un libro come se esso contenesse da solo la risposta definitiva di un problema molto complesso; aspiranti scienziati che chiedono a scienziati veri un parere sul 5G e, dopo averlo ottenuto, agiscono comunque di testa loro; neofiti un tanto al chilo di economia che discettano su Twitter di argomenti complicati pure per un banchiere centrale ecc.
Se quindi avete l’impressione che le persone siano impazzite, vorrei rassicurarvi: sono identiche a prima, solo che rispetto al passato hanno uno smartphone in mano con cui leggere e comunicare all’istante al resto del mondo qualsiasi tipo di informazione. Quello che vi sembra frutto di pazzia è in realtà la conseguenza inevitabile del caos infor-mativo da cui siamo sommersi, come uno tsunami pronto a travolgere tutto e tutti con un semplice click sul pulsante “invia“.